Grazie a Barbara Lezzi – Ticketgate

Liberamente ispirato da:

https://www.facebook.com/barbara.lezzi/posts/10204062331628775

 

Sono un po’ riluttante a scrivere questo pezzo. Non riesco a smettere di leggere le dichiarazioni di Barbara Lezzi e quasi tutte scompaiono di fronte a quell’esplosione incontrollabile di sincerità e di presa di coscienza del primo paragrafo. Tre parole che sono un dichiararsi pubblicamente per quello che si è, quel mostrarsi, innocente, infantile, senza ombra di arroganza o di menzogna. Quell’ “Io non capisco”, semplice, cristallino, puro in cui tutta una cultura politica viene così magistralmente sintetizzata. Un’ammissione di incapacità che, a guardare il mondo, ciascuno, ad ogni risveglio, quasi parlandoci con il pianeta, dovrebbe confessare. Tutti, preti, filosofi, artisti, mafiosi, falegnami, figli di falegnami, madri di figli di falegnami, politici, economisti, prostitute, idraulici, ricercatori, viaggiatori, zingari, ecc. tutti dovrebbero, per un minuto almeno, svegliarsi la mattina, guardarsi attorno, fissare il mondo negli occhi e dirglielo, senza timidezza o vergogna: “Io ti amo, forse, non so, forse ti disprezzo, mi fai male, forse te ne faccio anch’io, non so se volontariamente o meno. Non so niente. Solo questo con tutta sincerità io posso dirti. Io non ti capisco.”

Non sarei in grado di commentare degnamente tanta sincerità. Preferisco quindi lasciare a Barbara Lezzi, novella Grazia Deledda, irraggiungibile Madame de Stael del nostro secolo, la parola, cogliendo dal suo primo capolavoro alcuni estratti, intoduttivi, tra i più interessanti

<<Sapete cosa probabilmente farebbe il mondo in quel momento? Quello che ha sempre fatto. “Gira, il mondo, gira”. Pensate sul serio riuscirebbe a fermarsi un attimo, a provarci lui a capire a chiederci perché? Andrebbe avanti, coi suoi “adesso c’ho da fare”, “cosa vuoi che me ne importi?”, “ma si, lo so, tu ci provi anche magari a capire, ma non capisci, proprio perché ci provi e vuoi capire non capisci. Troppo faticoso per te provare a capire si? Pensi sia facile per me, invece, girare, sulla spina dorsale tutto il mica tanto santo giorno?”

“Ma io…”, provi a ribattere.

“Ma tu cosa?” direbbe lui e continuerebbe a girare “prendi coscienza piuttosto” chioserebbe lasciandoti lì, più confuso e frastornato di prima.

“Io”, continui a ripeterti, ragionando e parlando da solo oramai e ancora e sempre “io…io…io…” ora sicuro, ora dubbioso, ora darti conferma di te o a chiedertene.

[…]

Io “consapevolizzo”. Non faccio altro che consapevolizzare, non mi riesce sempre, consapevolizzo quel che posso. Mettiamo il caso che io sia Barbara Lezzi. Ecco, negli ultimi giorni ho consapevolizzato che dopo un anno che ci chiedono di parlare con “noi” il PD accetta di parlare con noi quando glielo chiediamo “noi”. Consapevolizzo che dopo che a dicembre Renzi ci aveva chiesto di discutere insieme la legge elettorale adesso ho consapevolizzatamente risposto che anche a noi va bene, consapevolizzo che han preso il 40,8 % dei voti e prima o poi consapevolizzerò che noi ne abbiam persi 3 milioni. Ci vuol del tempo, ma l’importante, se proprio non si riesce a capire è quantomeno consapevolizzare. Consapevolizzerò che Berlusconi ha preso, prima della condanna circa nove milioni di voti e che posso disprezzare fino allo sfinimento Berlusconi ma quei nove milioni di persone van rispettati e che ci devo parlare con i loro rappresentati. Ci vuol del tempo, ma col tempo consapevolizzerò che il mio capo, quello della democrazia diretta per 100.000 iscritti ad un blog, ha deciso per chi si può e per chi non si può votare. Consapevolizzerò cosa questo significhi. Consapevolizzerò che se l’unico ad avere gli accessi al blog è il mio capo (con o senza il suo sodale), sarà lui a decidere di cosa parlare, quando, come, con chi e consapevolizzerò altresì che se il mio capo non è d’accordo con i suoi adepti ha sicuramente ragione il mio capo.

[…]

Sto divagando. Il punto fondamentale, una delle poche certezze ancora a mia disposizione è che gli altri son cattivi e son corrotti e rubano. Noi siamo lì da neanche un anno e non siamo corrotti. Forse, inoculati, alcuni germi, han bisogno di tempo per diffondere il morbo. Lo scoprirò col tempo. Ma, intanto a riprova della correttezza di questa mia ipotesi, come di tutte le altre che mi capita di esprimere vi racconto un simpatico aneddoto. Per dimostrare così che sono, non solo un eccellente politico, ma anche un aspirante classico della letteratura mondiale.

[…]

È la storia di un politico della prima e della seconda repubblica, noto ai più, che, forte del suo biglietto con priorità d’imbarco, pretende (pensate un po’ a cosa può arrivare l’animo corrotto di questi politici di professione) di avere diritto a salire prima. Ma il vero protagonista non è lui, lui è solo uno specchietto per le allodole, il male assoluto sono gli altri passeggeri, tutti suoi elettori. Lo capisci subito dal loro mostrarsi accondiscendenti nell’accettare questa sua assurda pretesa di veder rispettato il suo assurdo diritto a questo servizio extra. Gli fanno ala sollevando palme profumate all’incenso al suo passaggio. Alcuni vecchi comunisti gli si stendono davanti per farlo camminare comodo sulle loro schiene perché le suole delle sue scarpe comprate con i soldi dei contribuenti non abbiano a sporcarsi. Pecoroni ridotti a viscide pelli di serpenti gli fan da tappeto.

Ma il vero protagonista non è nemmeno l’elettorato di questo politico di professione. No. Il vero protagonista è l’elettorato di uno qualunque dei partiti tradizionali, uno di quelli felici di essere rappresentati da simili figuri che ci passano sempre davanti nelle code mostrando il loro biglietto da imbarco prioritario.

Intorno, come tanti inutili e silenti rappresentanti del terzo Stato, passeggeri anonimi che stringono rabbiosi, ma senza provarne offesa nell’esibirlo, il loro biglietto normale, come un cahiers de doleance, appena arriva il loro turno. Uomini e donne instupiditi da una certa tradizione politica che ancora non vedono, abbagliati dai loro Re Sole, che sono loro ad alimentare la luce che li affascina e li acceca.

Ma né il losco figuro in questione, né il suo elettorato, né gli elettori di altri partiti sono in realtà il vero protagonista di questo mio incipit del mio romanzo denuncia che al confronto “Gomorra” diventa un fantasy per ragazzi (e, nota del commentatore che qui trascrivo “quest’accozzaglia di frammenti d’archivio di qualche procura E’ un romanzo fantasy per ragazzi”). Il vero protagonista è il biglietto con priorità d’imbarco. Verrà il giorno in cui la rete spazzerà via la carta, come uno spazzino venuto da un pianeta lontano, surfando sulle scie chimiche che gli aerei su cui quei signorotti di cui sopra volano tranquilli spargono in aria manipolando le menti dell’umanità….

[…]

Caro lettore di blog, il vero protagonista di questo romanzo che cambierà il mondo è il cambiamento. Il cambiamento che noi che non capiamo porteremo alle genti, il protagonista è l’ignoranza che libererà il mondo, il protagonista sono le genti ignoranti che cammineranno per il pianeta e lo renderanno, con la loro libertà (beata ignoranza apportatrice di libertà) libero, il protagonista di questo libro è….

[…]

Spero abbiate letto queste mie pagine in tempo, spero che la nostra azione costante e quotidiana abbia salvato il mondo prima che fosse troppo tardi, prima che i servizi segreti deviati ed il Santo Uffizio abbiano reso l’umanità un gregge di animali analfabeti e dimentichi che siam tutti uguali, tanto possessori di biglietti ordinari quanto di biglietti con priorità d’imbarco e finché saprete far di conto, ricordatevi sempre, che uno vale uno.

Abbandono ora le sudate carte.

C’è una guerra da combattere ed io nel frattempo continuo a non capire>>

(Caro lettore della Lezzi, come avrei potuto io far di meglio?)